venerdì 15 aprile 2011

Non esiste alternativa alla Pace

Renzo Imbeni*

Anche questa volta Bologna ha deciso di non stare a guardare. Ogni volta che le sorti della pace sono sembrate in pericolo,ogni volta che la legge della potenza ha calpestato le leggi della convivenza internazionale ,sopprimendo l’indipendenza e la sovranità di popoli e Paesi ,ogni volta che all’orizzonte si sono profilato segni di distensione,Bologna ha fatto sentire la propria volontà di città di pace.
Nel 1982 il Consiglio Comunale disse NO alle armi nucleari nel territorio di Bologna e di tutta Italia; nel 1983 ha promosso un importante convegno insieme all’Unione degli scienziati per la pace, e quest’anno , in occasione del 40° della Liberazione, da un incontro internazionale delle città martiri, si è levato ancora una volta un appello a distruggere le armi, se vogliamo impedire che le armi distruggano il mondo.
Ma insieme a queste occasioni ufficiali, a segnare l’impegno di Bologna per la pace sono state e sono le decine e centinaia di incontri,assemblee,manifestazioni promosse in modo particolare dai giovani,la cui sensibilità ha fatto sì che il movimento per la pace diventasse un elemento costitutivo della vita democratica e civile di Bologna.
So che è stata fatta la proposta di discutere,domani e dopo,nelle scuole di Bologna ,di una delle grandi contraddizioni della nostra epoca:pace / guerra. Questo è il grande tema della nostra esistenza e l’educazione o è educazione alla pace o è educazione,come è sempre stata nei secoli passati,alla guerra, alla sopraffazione,all’oppressione.
L’incontro di domani fra i due grandi,al quale guardiamo con la speranza di una inversione di tendenza della corsa al riarmo che ha caratterizzato gli ultimi anni,deve essere per tutti noi l’occasione per chiederci quanto stiamo facendo,quanto abbiamo fatto e quanto dobbiamo fare per la pace. Istituzioni,partiti,sindacati,uomini di cultura ,forze sociali,scuola,Università,persone singole. Non vale l’obiezione “cosa posso fare io”.Ognuno di noi può essere portatore di una volontà di pace parlando,discutendo con gli altri,ripetendo verità elementari che i maestri di guerra cercano continuamente di seppellire sotto la propaganda,armata di disinformazione,di nazionalismo,di emotività,di una falsa idea di sicurezza.
Queste verità sono il motore vero della storia futura se vogliamo che vi sia un futuro. La prima verità è che se il mondo continua la corsa al riarmo cammina verso l’autodistruzione. La seconda verità è che non esiste sicurezza contro la pace ,ma che solo la pace e cioè la progressiva liberazione della terra dalle armi nucleari è garanzia di sicurezza per tutti. La terza verità è che le risorse bruciate per le armi sono quelle che mancano a risolvere i problemi della fame e del sottosviluppo. La quarta verità è che il potere di controllo sulle armi nucleari riduce di fatto la democrazia ad una parvenza,poiché il controllo parlamentare e popolare viene di fatto svuotato di ogni contenuto.
La nostra sicurezza non dipende da altre armi. Sicurezza,disarmo,fiducia,trattativa,cooperazione economica,indipendenza e sovranità,diritti umani,sociali,civili,sviluppo del sud del mondo. O il sud del mondo è messo in condizione di avviarsi su strade autonome di crescita e di sviluppo o il contrasto, da regionale com’è già oggi,può diventare esplosivo sul piano mondiale. Guardiamo a Ginevra ,dunque, con la speranza che dopo gli anni dei muscoli,vengano gli anni dell’intelligenza,che i cervelli delle nazioni siano rivolti a costruire la pace e non nuove armi per militarizzare completamente la nostra vita,in terra,in mare e in cielo. Non siamo né rassegnati, né ottimisti,ma fiduciosi e impegnati. Se il Presidente e il Segretario parleranno di guerra sentiranno il rumore della nostra protesta,se cominceranno a parlare di pace possono contare sulla nostra attenzione. A Ginevra non c’è l’Europa e ciò è un male,perché soprattutto dell’Europa si parlerà; a Ginevra non ci siamo noi,ma la nostra voce possiamo farla sentire . Vogliamo dire a Reagan e a Gorbaciov che i pacifisti di tutto il mondo non sono nemici di nessuno,non sono pro o filo nessuno,siamo solo contro i guerrafondai. Noi siamo amici di tutti i popoli,di quello americano e di quello sovietico,siamo contro la stupidità (la guerra è stupida: wars is stupid,dice la canzone),di chi non sa vedere che sta correndo verso la morte. Non vogliamo sostituirci alle parti impegnate nella trattativa per aggiungere nostre proposte;ci sembra tuttavia che sarebbe un fatto positivo se alle parole di questi giorni seguissero alcuni fatti concreti. Si è parlato di zone denuclearizzate :perché non cominciare in Europa centrale,nel Baltico,nei Balcani, nel mediterraneo; si è parlato di ridurre del 50% la dotazione di missili strategici: perché non farlo? Si è parlato di abolizione di armi chimiche:si cominci allora! Ogni giorno si piantano nuove foreste di missili e si distruggono le foreste di alberi dell’Amazzonia e dell’Africa. Perché non piantare foreste di alberi e distruggere quelle di missili?
“Ma questi sono sogni!”, ci sentiamo rispondere. Sì,certo sono sogni: ma quali ragioni di vivere abbiamo se non di vedere realizzati questi sogni? Che senso ha lottare per la democrazia e per la giustizia sociale se la spada di Damocle che abbiamo sulla testa si abbassa ogni giorno di più? Che senso ha fare la voce grossa del nord sviluppato,civile,ricco per installare nuove armi nucleari mentre nel sud la cronaca ci parla di Bophal,di Città del Messico, di Soweto, di un a città della Colombia che non esiste più. Perché fare i gruppi DELTA,le teste di cuoio,le task force per intervenire in poche ore in ogni parte del mondo e poi caso mai metterci a rincorrere i nostri aerei, e non fare invece gruppi di studio per prevenire le catastrofi e intervenire quando ci sono? Quanti bimbi messicani e quante bambine colombiane avrebbe potuto salvare la tecnologia USA e URSS se si fosse impegnata a scopi civili e pacifici ?
La lotta per la pace,per noi, è ricerca di nuovi rapporti umani,sociali,fra i paesi e i popoli. Per questo Bologna,città di pace, si rivolge oggi a Ginevra per dire: che la scienza,la cultura,la tecnologia più avanzata siano messe al servizio della pace e della vita per risolvere i problemi dell’umanità.

* Discorso alla Manifestazione per la pace, Palasport di Bologna, 18 novembre 1985 (tratto dal volume: Il Sindaco Renzo Imbeni 1983 /1993 , Comune di Bologna)